122. Fattori prognostici e DNA content nella chirurgia citoriduttiva del carcinoma ovarico
Atti del XII Congresso Nazionale S.I.G.O. Roma 30 Novembre - 2 Dicembre 1995
( in coll. A. Mariani, E. Rabaiotti, A. Agnello, P. De Marzi, L. Galli, A. Ferrari )
Summary: L’età, il performance status e il valore basale preoperatorio del CA125 sono indiscutibilmente fattori prognostici del carcinoma ovarico riscontrabili già in sede preoperatoria. Nel corso dell’intervento chirurgico è possibile ottenere un riscontro oggettivo dello stadio, dell’istotipo e del grading istologico della neoplasia. Anche la presenza di ascite, l’entità e le localizzazioni del tumore residuo costituiscono indubbiamente elementi prognostici significativi per questa malattia. Un’attento controllo del materiale chirurgico consente la successiva valutazione delle biopsie, del reperto linfonodale e dell’analisi quantitativa del DNA cellulare. Abbiamo condotto uno studio retrospettico in 47 pazienti affette da tumore epiteliale dell’ovaio (1986-1991). L’analisi quantitativa del DNA, lo stadio chirurgico, il tumore residuo e il grading istologico sono stati correlati con la prognosi. Nella nostra esperienza la sopravvivenza media attuariale a 36 mesi è del 66.7% nelle forme diploidi, rispetto al 34.5% nelle pazienti con tumore ovarico aneuploide (p<0.05). In questa serie dove il 51% dei casi presenta un tumore residuo superiore a 2 cm il valore prognostico del “DNA content” appare nettamente subordinato all’entità della malattia residua alla fine dell’intervento chirurgico primario. La ploidia del DNA cellulare nonè risultata un fattore prognostico significativo in tre studi (Pfisterer, 1994 - Kaern, - Erba, 1989), mentre ha assunto dignità di elemento prognostico indipendente nella sopravvivenza dei tumori epiteliali dell’ovaio, secondo l’esperienza degli altri autori (Grajewski and Fuller, 1994 - Kallioniemi, 1988 - Khoo, 1993). Occorre notare che, gli autori che sostengono l’ininfluenza del “DNA content” nello studio della sopravvivenza dei tumori ovarici presentano casistiche con percentuali di chirurgia citoriduttiva ottimale comprese fra il 24 ed il 30%; mentre gli autori che sostengono il valore prognostico della ploidia come variabile indipendente presentano una chirurgia citoriduttiva ottimale compresa fra il 61 ed il 92% dei casi. Considerando tutti gli stadi del carcinoma ovarico osservati nella nostra Istituzione fra il 1993 ed il 1995, è stato possibile effettuare in prima istanza una chirurgia citoriduttiva ottimale nell’83.2% dei casi. Anche nella nostra esperianza, la valutazione routinaria del “DNA content”, sembra costituire un elemento prognostico importante nel gruppo di pazienti con minimo tumore residuo alla fine dell’intervento chirurgico primario.