125. Terapia chirurgica di salvataggio nei tumori ovarici

Atti del XII Congresso Nazionale S.I.G.O. Roma 30 Novembre - 2 Dicembre 1995
( in coll. E. Garavaglia, M. Dindelli, G. Mangili, R. Viganò, A. Mariani, M. Petrone, A. Ferrari )
Summary: L’occlusione intestinale è la complicanza più frquente nelle pazienti affette da carcinoma ovarico in fasi terminale. Questa complicanza è riportata assere presente nel 5.5 - 42% dei casi. La chirurgia palliativa intestinale dovrebbe essere considerata quando non si ottiene una ripresa della funzionalità intestinale dopo terapia medica, oppure in tutti quei casi in cui non sono presenti controindicazioni e l’aspettativa di vita della paziente sia di almeno 60 giorni. I criteri prognostici sfavorevoli per sottoporre una paziente ad intervento chirurgico sono: 1) carcinomatosi intraperitoneale diffusa ( plurime localizzazioni intestinali ); 2) età avanzata con cachessia; 3) ascite ingravescente; 4) precedente radioterapia. Le complicanze più frequenti dopo l’intervento sono dovute ad infezione, deiscenza della ferita laparotomica, sepsi, deiscenza dell’anastomosi, fistole enterocutanee, embolia polmonare. Sono stati valutati 26 casi di pazienti affette da carcinoma ovarico in fase terminale, sottoposte a chirurgia intestinale di salvataggio per occlusione dovuta alla patologia di base. L’età media di tali pazienti è risultata di 52.4 anni (range 22-70). Otto pazienti erano state precedentemente sottoposte a radioterapia addomino-pelvica, mentre 1 paziente era stata sottoposta a radioterapia con radioisotopi. Tutte le pazienti presentavano una sintomatologia occlusiva, con occlusione confermata radiograficamente. Sono stati eseguiti i seguenti interventi: 2 ileotrasversostomie, 9 colostomie, 3 resezioni sigmoido-rettali con anastomosi colorettale, 4 resezioni intestinali ileali, 3 bypass ileo-colici o ileo-ileali, 1 ileostomia ad ansa. La perdite ematica media è risultata di 340 ml (150-600ml). Tutte le pazienti sono stste sottoposte a terapia antibiotica nel pre e postoperatorio. Ventidue pazienti sono risultate senza complicanze gravi, mentre sono state riscontrate 1 fistola enterocutanea, 1 fistola retto-vaginale, 1 reintervento per erniazione delle aree della ferita laparotomica, con successiva formazione di fistola enterocutanea. La giornata di dimissione media è risultata la XVI (V-XXV). Attualmente 3 pazienti sono vive con neoplasia, 22 sono morte per tumore, mentre 1 è deceduta per altra causa. Il tempo medio intercorso tra la chirurgia e la morte delle pazienti decedute per neoplasia è stato di 180.6 giorni (11-760). In 8 casi le pazienti sono decedute entro 60 giorni dall’ intervento palliativo, significando che forse non vi era una reale indicazione alla terapia chirurgica palliativa. Confrontando però i due gruppi di pazienti (quelle morte entro 60 giorni dalla chirurgia e quelle decedute in un periodo successivo o ancora viventi) non abbiamo rilevato differenze statisticamente rilevanti per quanto riguarda l’età media (51 vs 53 anni) o la presenza di una pregressa radioterapia. Anche per quanto riguarda il gruppo di pazienti per le quali si sono riscontrate complicanze gravi, non si è rilevata una significatività statistica per quanto riguarda l’età media o una pregressa raditerapia, se confrontato con le pazienti prive di complicanze postoperatorie. In casi opportunamente selezionati è indicato intervenire chirurgicamente come palliazione per migliorare la sintomatologia e prolugare la sopravvivenza.